Fondazione En.A.I.P. S.Zavatta

La storia

La Fondazione En.A.I.P. S. Zavatta Rimini (Ente Acli Istruzione Professionale) nasce nel 1959. I coniugi Zavatta, dopo la tragica scomparsa del figlio Sergio, manifestano alla Diocesi la volontà di lasciare l’immobile di loro proprietà (l’attuale sede centrale della Fondazione) con l’intento di dare vita ad un’opera a favore dei bambini poveri. L’allora Vescovo di Rimini Mons. Biancheri, nel destinare la donazione dei coniugi Zavatta alle ACLI, nel 1957 in modo quasi profetico disse: «non ci serve un asilo in più: i poveri del futuro saranno i giovani e gli adolescenti in cerca di inserimento nel mondo del lavoro». Da qui parte l’avventura dell’En.A.I.P. a Rimini che, nel 1959, attiva i primi percorsi di Formazione Professionale.

Nello statuto della Fondazione gli obiettivi fondamentali da perseguire sono:

  • la formazione professionale delle forze di lavoro (giovani ed adulti) per tutti i settori delle attività produttive;
  • la promozione morale, culturale e civile dei lavoratori nel quadro di un programma di educazione permanente;
  • formare i giovani all’inserimento sociale, lavorativo, con un’attenzione specifica agli aspetti professionali, umani, sociali, per agevolare l’inserimento nel mondo e l’inclusione sociale nel contesto civico di riferimento.

La formazione professionale attivata dall’En.A.I.P. ha subìto nel tempo molti cambiamenti (seguendo costantemente l’andamento socio-economico del territorio) ma questi obiettivi sono sempre stati il riferimento per l’attività formativa dell’Ente. Ritenendo che il lavoro sia fondamentale per la persona non solo da un punto di vista meramente economico ma anche perché è nel lavoro che il soggetto si realizza e trova una propria connotazione umana e sociale, l’En.A.I.P. ha sempre adeguato la propria offerta ai cambiamenti sociali ed economici per poter sostenere l’inserimento lavorativo soprattutto delle fasce deboli.

Nel corso di quasi sessanta anni di attività si è passati da una formazione “di bottega” rivolta ai giovani apprendisti, ad una formazione molto più complessa che vede allievi sia giovani che adulti, di cui circa il 40% disabili e/o persone in condizione di svantaggio sociale; una formazione che risponde sia ad esigenze formative di base per la costruzione di profili professionali qualificati, che ad esigenze di aggiornamento e riqualificazione per chi, da adulto, deve reinventarsi per inserirsi nuovamente nel mondo del lavoro.

Per dare risposta adeguata ai futuri lavoratori la Fondazione ha sempre anticipato i cambiamenti tecnologici cercando di fornire un’offerta formativa di qualità e rispondente al mercato (nasce nella nostra sede di Santa Aquilina il primo impianto fotovoltaico progettato con l’Università di Bologna ed è la Fondazione ad attivare i primi corsi di multimedia quando ancora non esisteva Internet, per fare solo due esempi). Parallelamente la centralità della persona, che da sempre ha guidato le attività formative En.A.I.P., ha costretto a tenere conto dei cambiamenti sociali nel pensare a nuove proposte progettuali; sono così nati progetti di formazione rivolti a disabili, ci si è cimentati con la formazione dei carcerati e delle persone in difficoltà per problematiche psichiatriche e di dipendenza, si sono attivate azioni formative rivolte ad extracomunitari (profughi e rifugiati) per poter permettere loro un inserimento lavorativo e quindi una integrazione sociale reale.

Negli ultimi anni due sono le povertà che maggiormente hanno beneficiato della formazione professionale Enaip:

  • Stranieri profughi e/o rifugiati
  • Persone adulte (sia italiane che straniere) rimaste disoccupate a seguito della crisi e in grave difficoltà economica.

Vista la specificità dell’Ente nel porre sempre attenzione alla persona e soprattutto alla persona in condizione di fragilità, l’avere incrociato queste due povertà ha voluto dire cambiare anche la tipologia di “alunni” che frequentano i nostri corsi e tarare gli interventi formativi su questa popolazione.

I dati

I dati più interessanti sono quelli dei ragazzi in obbligo di istruzione. Da diversi anni (da quando cioè sono iniziati i flussi migratori) i corsi IeFP sono frequentati anche da ragazzi stranieri; già nel 2013/14 la percentuale di stranieri iscritti ai corsi era circa il 40%. Nell’ultimo anno formativo siamo arrivati al 60%. Le iscrizioni seguono l’andamento dei flussi migratori: nel 2013 la maggioranza degli stranieri erano di provenienza balcanica o sud sahariana mentre, negli ultimi due anni, si ha una maggiore presenza di giovani asiatici e africani della costa (molti di loro sono profughi rifugiati). È interessante notare che la percentuale di successo scolastico degli stranieri è analoga a quella dei giovani italiani; questo dimostra che, nonostante la difficoltà della lingua e a volte di una non adeguata formazione scolastica di base, da parte di questi giovani c’è la volontà di riscatto e di trovare una strada per il futuro.

I giovani che ogni anno si iscrivono ai corsi di Istruzione e Formazione Professionale della Fondazione sono circa 210; di questi circa il 30% sono a rischio povertà. La percentuale di giovani che al termine dei percorsi IeFP trovano nel giro di poco tempo un’occupazione è molto elevata; in alcuni settori produttivi (soprattutto meccanica e saldatura) arriva anche all’80%. La presenza degli stranieri è soprattutto nei settori meccanico ed elettrico; nonostante che siano proprio questi i settori con maggiore possibilità di lavoro futuro i giovani italiani non si dimostrano interessati a tale formazione, prediligendo altre tipologie di lavoro.

La formazione professionale, attraverso metodologie didattiche attive e sperimentali, permette anche in diversi casi il rientro nel contesto scolastico per l’ottenimento di un diploma quinquennale; da una indagine interna fatta lo scorso anno su un campione di 67 qualificati abbiamo rilevato che 24 giovani hanno ripreso il cammino scolastico (in istituti professionali o tecnici) e 20 si sono iscritti al quarto anno per l’ottenimento del diploma professionale presso la Fondazione stessa. Questo è un dato molto interessante che indica come la Formazione Professionale può essere non solo il trampolino di lancio verso il lavoro, ma anche occasione di riflessione e recupero di competenze per i giovani drop-out; i percorsi non lineari di alcuni giovani possono essere portati al successo con le metodologie della FP. Va quindi valorizzata la sinergia tra istituzioni scolastiche e formazione professionale per limitare al massimo il fenomeno dell’abbandono.

Rimane un problema da risolvere in questi percorsi; i giovani stranieri non accompagnati che compiono 18 anni prima di terminare il percorso formativo. Per questi giovani non è facile trovare una risposta adeguata in quanto al compimento del diciottesimo anno di età si trovano fuori dalle comunità ospitanti e senza possibilità di sostentamento. In alcuni casi si è riusciti a trovare aziende disposte ad assumere i ragazzi part-time in modo da permettere loro di terminare gli studi e contemporaneamente sostenersi ma purtroppo non è sempre possibile. Abbiamo così diversi ragazzi che abbandonano la scuola a qualche mese dal termine delle lezioni per spostarsi in un altra città o cercare fortuna anche in contesti a rischio.