Un rapporto che mette al centro i giovani

Il XV Rapporto sulle povertà ha voluto mettere al centro i giovani. La Caritas diocesana ha infatti preso a cuore l’appello del Papa di mettersi in ascolto dei giovani e, dall’estate del 2017, ha iniziato a riflettere e a interrogarsi su quali fossero gli strumenti giusti. È stata così realizzata una ricerca (“Poveri giovani!”), fatta da un gruppo di giovani, su un campione di 508 ragazzi dai 18 ai 35 anni residenti a Rimini. I risultati sono stati poi rielaborati attraverso un docu-film dal titolo “47900”, girato da un ventiquattrenne con la passione dei video e proiettato nel Cinema più simbolico della città: il Fulgor. Dopo questo evento, realizzato a ottobre 2018, non ci si è fermati.

Particolarità di questo Rapporto, infatti, è che tutte le realtà coinvolte sono state invitate a riflettere sui giovani che incontrano, su come si approcciano con loro e su quali siano le prospettive che si immaginano per il loro futuro. Nel primo capitolo sono stati analizzati, da una volontaria in Servizio Civile, i dati di contesto relativi ai giovani, anche grazie alla collaborazione dell’Ufficio casa del Comune, della Camera di Commercio e dei sindacati.

Nel secondo capitolo, diversi documenti, sono stati redatti proprio dai soggetti stessi di questa indagine:

  • una riflessione sulla ricerca “Poveri giovani!”, scritta da una giovane cattolica della redazione Il Ponte giovani;
  • un’analisi dei giovani incontrati dalla Caritas nel 2018, elaborata da una laureanda in Sociologia;
  • le considerazioni di alcuni giovani dell’Ass. Agevolando che si occupa di neo-maggiorenni costretti a lasciare le comunità presso le quali erano ospitati, anche se sprovvisti di alloggio e lavoro;
  • un’analisi sui giovani che scelgono il Servizio Civile, realizzata dal Co.Pr.E.S.C. con l’aiuto di due volontarie.

Abbiamo cioè ritenuto importante che un Rapporto come questo non si occupasse soltanto della povertà giovanile, ma offrisse ai giovani stessi, la possibilità di esprimersi.

All’interno della pubblicazione web è inoltre possibile leggere le relazioni delle Caritas parrocchiali che, anch’esse, hanno raccontato non solo chi sono i giovani che incontrano al Centro di Ascolto, ma anche come coinvolgono quelli presenti in parrocchia nelle attività di carità.

Nel capitolo dedicato alla povertà e alla salute il Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche ha elaborato delle riflessioni e dei dati specifici sui giovani che soffrono di problemi di salute mentale e di dipendenze. Altrettanti approfondimenti sono stati fatti anche dagli Sportelli Sociali dei Comuni, così come dalle altre realtà interpellate, che non solo si sono soffermate a riflettere sui giovani in situazione di disagio, ma anche su quei giovani che scelgono di fare volontariato.

Se volessimo tirare le somme su cosa effettivamente è emerso da queste pagine è che sicuramente è necessario fermarsi e mettere al centro i giovani che, troppo spesso, vengono raccontati dai media locali solo nei casi di episodi di violenza e criminalità, o ricordati per eccellenze in qualche determinata disciplina. Inoltre sia dai giovani che dagli adulti, è emerso in maniera molto profonda il problema della solitudine. L’aumento di residenti a Rimini agli sportelli dei Centri di Ascolto è indice che sta venendo meno la solidarietà tra le persone vicine. I giovani lamentano di rapporti conflittuali con i genitori e gli adulti che arrivano in Caritas sono spesso coloro che sono rimasti isolati perché sono falliti i rapporti di coppia, quelli con i familiari, ma anche con gli amici. C’è quindi l’esigenza di reinvestire sui rapporti di vicinanza, dando la giusta attenzione all’ascolto e al dialogo, senza pensare che siano i social network a risolvere tutto, perché nella vita c’è bisogno di sguardi, sorrisi, a volte di piangere insieme e soprattutto di abbracciarsi.

Il Santo Padre ha così concluso il Sinodo dei Giovani: “Parlate con i vecchi, parlate con i nonni: loro sono le radici, le radici della vostra concretezza, le radici del vostro crescere, fiorire e portare frutto. Ricordate: se l’albero è solo, non darà frutto. Tutto quello che l’albero ha di fiorito, viene da quello che è sotterrato. Questa espressione è di un poeta, non è mia. Ma è la verità. Attaccatevi alle radici, ma non rimanete lì. Prendete le radici e portatele avanti per dare frutto, e anche voi diventerete radici per gli altri.”

Che sia questo un augurio per ciascuno di noi, perché tutti abbiamo bisogno l’uno dell’altro, solo così potremo sconfiggere la povertà.

Isabella Mancino
Resp. Osservatorio delle povertà e delle risorse