Capanna di Betlemme
La Capanna di Betlemme è una struttura di prima accoglienza per senza dimora dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII ormai da qualche tempo collocata in viale Dardanelli, 41 a Rimini. Dal 30 ottobre 2018 si è spostata temporaneamente in viale Camogli, 7 a Riccione.
È nata nel 1987 ed accoglie ogni notte circa 35/40 persone. L’idea fondante è quella di porre al centro la persona ed i suoi bisogni, rispondendo sia alle esigenze primarie sia a quelle più complesse grazie all’opera degli operatori e dei volontari che quotidianamente condividono le proprie giornate con gli ospiti della casa. Negli anni, al fine di rispondere al meglio alle esigenze delle persone incontrate ,sono nati nuovi progetti ed ampliate le azioni di intervento.
Accoglienza serale e monitoraggio
L’accoglienza viene fatta ogni sera dalle 19.00 alle 20.00 nelle zone antistanti la stazione ferroviaria. Dopo un breve colloquio valutativo con gli operatori, le persone sono accompagnate in struttura. Ognuno ha la possibilità di usufruire di un pasto caldo, un posto letto, un servizio docce e di un momento di ascolto. Tutti hanno la possibilità di essere accolti, l’unica regola che viene posta è di non aver consumato alcool o essere sotto l’effetto di droghe. L’accesso può anche avvenire in seguito a segnalazioni dalla polizia, dalla questura, dall’ospedale o dagli stessi cittadini. La struttura inoltre ha contatti con le altre associazioni riminesi operanti nel campo della marginalità ed è in rete con altre strutture dell’Associazione Papa Giovanni XXIII. Negli ultimi due anni è aumentata la presenza di giovani.
Nel progetto della Capanna sono presenti diverse realtà:
- Struttura di prima accoglienza: la Capanna di Betlemme è operativa 365 giorni all’anno, è gestita da 4 volontari che vivono nell’abitazione per avere un contatto diretto e personale con le persone accolte. Ogni sera sono circa 10 le persone che vengono ospitate, mentre altre 15 sono già presenti in casa. Le persone stanno 3-4 giorni, in seguito si pensano progetti di breve/medio termine (che nel 2018 sono stati circa 90).
I volontari giovani che hanno vissuto un periodo di un mese o più sono stati dodici, 10 uomini e 2 donne. Si fermano per vari motivi, ma quasi tutti dopo un primo periodo rimangono per aiutare e passare un’esperienza con gli “scarti” della società perché gli accolti fanno loro vivere un “vera” relazione con il loro semplice essere “sé stessi”. Accanto alla prima accoglienza c’è la pronta accoglienza femminile nella quale quest’anno hanno vissuto 3 volontarie insieme a 6-8 donne: a parte in casi veramente eccezionali, le accoglienze sono brevi e cambiano ogni sera.
- Accoglienza a lungo termine detta la “famiglia” della Capanna: in questa struttura vivono persone che non hanno possibilità di un reinserimento, perché non hanno una rete di sostegno e hanno bisogno di trovare un luogo stabile e dei riferimenti chiari e continuativi.
Gli “appartamenti” della Capanna. Per alcune persone accolte alla Capanna è impossibile pensare ad un reinserimento in tempi brevi (3-4 mesi) per vari motivi: una salute precaria, l’età avanzata, evidenti disturbi psichici e comportamentali. L’accoglienza diventa più lunga (dai 6 mesi ai due anni, al tempo indeterminato) e richiede una presa in carico più complessa e strutturata. L’ambiente garantisce una maggiore stabilità e un clima familiare nelle relazioni, negli spazi condivisi e nella routine quotidiana. In questa struttura vivono 4 volontari e circa 8-9 accolti.
- Centro delle attività diurne: è l’ambito educativo diurno del progetto. L’obiettivo è realizzare una realtà stimolante e dinamica rispetto al lavoro, ma protettiva e accogliente nelle relazioni, un ambiente nel quale sia possibile trovare una ricca rete relazionale, un’assistenza psico educativa e un rapporto flessibile tra le regole e l’autonomia personale: le condizioni terapeutiche per riacquistare autostima, fiducia e l’identità perduta nell’emarginazione della strada. In concreto il Centro ha una struttura simile all’ambiente di lavoro, ma si svolgono diverse attività, da ricreative a occupazionali. Quotidianamente sono presenti circa 40 persone: la gran parte provenienti dalla Capanna o dagli appartamenti, persone accolte tramite il progetto “Housing First” e 5-6 persone tramite altri canali (APG23, Servizi).
- Unità di strada: una volta a settimana, in orario serale, un gruppo di volontari si reca nei luoghi del disagio ad incontrare le persone che dormono in sistemazioni di fortuna offrendo loro coperte e thè caldo. Quest’azione di mappatura dei luoghi del disagio serve per creare una relazione con tutti coloro che, per vari motivazioni, sfuggono ai circuiti dell’accoglienza. Nel periodo invernale l’uscita in strada viene aumentata fino a tre/quattro volte alla settimana.
I due principali problemi dei senza dimora: salute e documenti
Nella popolazione senza dimora le problematiche di salute presenti sono varie ed eterogenee tra esse alcune hanno però un incidenza maggiore: vi sono coloro che presentano problemi legati a decorsi post-operatori, persone affette da disturbi psichici o da problemi di dipendenza da sostanze o portatori di patologie croniche, alta è anche l’incidenza di problemi odontoiatrici. Nell’arco dell’anno sono state accolte 45 persone provenienti da dimissioni ospedaliere, arrivate in seguito a segnalazioni delle assistenti del NOA; altre 30 si sono presentate in maniera autonoma durante l’accoglienza muniti di referti medici (anche per semplici aiuti per reperire i farmaci). La permanenza in struttura in questi casi viene prolungata fino al miglioramento delle condizioni di salute. Viene fornita assistenza grazie anche all’aiuto di un medico volontario a cui ci si rivolge per consigli ed indicazioni. Molto importante l’apporto dell’Ambulatorio Extra-CEE.
Un altro problema riscontrato maggiormente è quello dei documenti. Non solo per quanto riguarda i Permessi di soggiorno delle persone extra-comunitarie, ma soprattutto per la residenza e i documenti di identità. Lo smarrimento dei documenti, unito alla cancellazione per irreperibilità (molto frequente quando una persona finisce in strada), è molto problematico e la nuova norma sulle residenze fittizie (norma interpretabile) non aiuta. Ci sono persone di tutte le nazionalità, compresi italiani o nati in Italia, che si ritrovano senza documenti e quindi senza diritti: ma ancor più senza identità.
La Capanna da tempo è punto di riferimento e collabora sempre più con le forze dell’ordine, con i Servizi del territorio e facendo parte della Ass. Com. Papa Giovanni XXIII, con tante realtà di essa.
Housing first
Dal 2014 sono state accolte dieci persone. Ad oggi ci sono nove persone in otto appartamenti. Principalmente il progetto consiste in un forte accompagnamento alla persona una volta inserita in casa. L’autonomia, anche se non totale nella vita e nei vari aspetti della vita in appartamento, è il principale obiettivo da perseguire. Al momento sono impegnate tre figure dell’Associazione (un assunto full time) e i vari assistenti sociali dei Servizi nonché lo Sportello Sociale del Comune di Rimini con cui c’è un continuo confronto. A volte è richiesta la presenza di volontari della Capanna.
Da novembre è partito il nuovo progetto INSIDE in collaborazione con Caritas diocesana di Rimini dove a cavallo dell’anno verranno inserite altre dieci persone in cinque appartamenti. Il progetto comprende varie èquipe di più livelli dove sono presenti Apg23 e Caritas in collaborazione con tutti i Servizi del territorio sempre coordinati dalla Sportello Sociale del Comune di Rimini.