“Poveri giovani!”

Sintesi ricerca


In occasione del Sinodo dei giovani indetto dal Papa e con il constatare che in Caritas, negli ultimi anni, sono aumentati i giovani in situazione di difficoltà, l’Osservatorio della Caritas diocesana, insieme all’Equipe giovani della Caritas e alla Facoltà di Sociologia di Forlì, ha deciso di dedicare un anno all’ascolto dei giovani attraverso una ricerca. Sono stati somministrati questionari al Centro per l’Impiego, negli Istituti professionali, in piazza, realizzati focus group nei Centri giovani e intervistati i giovani nelle Caritas parrocchiali. Complessivamente la ricerca ha coinvolto 508 riminesi tra i 18 e i 35 anni.
Punto forte della ricerca è che è stata sviluppata interamente da giovani: volontari SCV, tirocinanti universitari e operatrici sotto i 35 anni. La ricerca è quindi stata fatta dai giovani, sui giovani e con i giovani.
Al termine della ricerca è anche stato realizzato un docu-film da un regista esordiente 24enne e proiettato nel più bel cinema di Rimini, amato da Federico Fellini: il Fulgor.

Un lavoro che non dà certezze

Tra i dati che ci hanno colpito ci sono sicuramente quelli relativi al lavoro, su 508 giovani solo 92 sono occupati in modo stabile, mentre 35 hanno un lavoro di tipo precario. Di questi il 48% ha una laurea triennale e il 40,9% magistrale. Segno che avere una laurea non è più una garanzia per un’occupazione certa. Un altro dato che ha sorpreso è quello relativo all’età: considerando i contratti a tempo indeterminato abbiamo notato che la quota tende ad aumentare fino ai 23 anni, si riduce drasticamente fino ai 26, risale ai 27 per poi scendere di nuovo. Come dire che un giovane che entra nel mercato del lavoro con un contratto precario, rischia poi di rimanere in questa condizione per lungo tempo; tra l’altro non fa differenza il titolo di studio perché la maggior parte dei lavoratori precari sono laureati.
Se si analizza i dati relativi al periodo estivo la percentuale degli occupati sale a 51,8%. La quasi totalità dei lavoratori stagionali sono studenti, quindi giovani che nel periodo estivo, invece di riposarsi, si impegnano facendo anche più delle consuete 8 ore lavorative. C’è anche però un 21,2% di giovani tra i 30 e i 35 anni che fanno un lavoro estivo: sembra più una scelta di ripiego che dettata da ambizioni professionali, in attesa di un contratto più stabile.
Il 48,6% ha dichiarato di aver svolto il lavoro in nero o parzialmente in nero, questo purtroppo resta un dato allarmante, perché nella nostra riviera il lavoro nero è ancora diffuso e spesso sono proprio i giovani a pagarne di più le conseguenze, in quanto non consapevoli dei propri diritti. Dalle domande aperte si evince che alcuni giovani si percepiscono come carne da macello, non si sentono riconosciuti nella propria fatica, bensì sfruttati dai datori di lavoro, che molto spesso li pagano con cifre irrisorie in quanto li assumono come tirocinanti, apprendisti o attraverso Garanzia giovani.

Poveri per colpa del contesto

Il 20% dei giovani, pari a 105 ragazzi, si trova in una situazione di povertà, in quanto non riesce a pagare bollette o canoni di affitto. I più colpiti sono i giovani dai 29 anni in su, quelli cioè che stanno tentando di costruirsi una famiglia, ma anche i giovani che hanno i genitori separati (il 58,6% dei giovani con genitori separati si trova in una situazione di difficoltà).
Analizzando nel dettaglio ogni singola intervista tra coloro che hanno dichiarato di avere problemi nel pagamento delle bollette o dell’affitto, emergono diverse riflessioni:

  • per alcuni c’è una vera e propria incapacità dell’utilizzo del denaro, dichiarano infatti di essere in difficoltà, ma non rinunciano alla cena fuori (22%), alla discoteca (21%), ai pub (18%)o al bar (12,4%);
  • un quarto non rinuncia a più di una vacanza all’anno (probabilmente si tratta di weekend, ma pur sempre uscite che richiedono spese economiche);
  • c’è chi va dal parrucchiere una volta settimana (4 persone), non sappiamo però se si tratti di parrucchieri a basso costo o di amici o familiari che hanno un negozio da parrucchiere, ma certamente, ogni settimana è una spesa.

Si tratta in gran parte di comportamenti che mettono in evidenza come i giovani cerchino di mantenere uno status simile ai propri coetanei per paura di essere esclusi dalla propria cerchia di amicizie.
Altrettanto significativi sono i “mai”:

  • 4 ragazzi non riescono mai ad acquistarsi vestiti e scarpe, probabilmente vivono solo di donazioni;
  • 18 non vanno mai al ristorante e 9 una volta ogni 2 o 3 anni;
  • 39 non sono mai andati in vacanza con la propria famiglia.

Se si considerano le difficoltà:

  • 30 non sono in grado di mangiare un pasto completo ogni due giorni (pari al 6% di tutti i giovani intervistati);
  • 61 non riescono a riscaldare la casa adeguatamente,
  • 71 non sanno come pagare spese straordinarie quali rotture di elettrodomestici o di auto;
  • 59 non riescono a sostenere le spese sanitarie.

Tra coloro che sono in difficoltà con il pagamento di bollette e affitto è più alta la percentuale di nuclei familiari numerosi (5 o 6 componenti) ed è più alto il numero di malati in casa (23,8%), tra cui numerose le situazioni dove i malati sono i genitori.
La povertà dei giovani deriva inevitabilmente anche dalla povertà dei genitori: nella misura in cui non lavora nessun genitore o lavora solo uno e saltuariamente (il 62% tra i giovani in difficoltà con bollette e affitto), ecco che le difficoltà si ripercuotono sui giovani che faticano poi nel costruirsi un futuro o nel proseguire gli studi.

Tra le cause della povertà i giovani hanno detto:
Ad un giovane si promette un buono e solido futuro se si impegnerà nello studio, ma poi quello stesso giovane vede i suoi sforzi svanire quando entra nel mondo del lavoro che richiede tanta esperienza, massima disponibilità e tanto altro. Scoraggia il ragazzo/a che non ha i requisiti proprio per la sua giovane età. Come si può fare esperienza se non te lo concedono?”
Di preciso non saprei quali sono le cause ma sicuramente varia da persona a persona. Molte volte farsi trascinare dalla massa ti porta a spendere soldi in cose inutili: droga, alcol… anche le famiglie influenzano i giovani.”
La disoccupazione: viviamo in uno stato che non ci offre possibilità e nemmeno speranze e motivi validi per rimanere in Italia”
La non conoscenza del valore del denaro e le cattive abitudini, per non parlare dei genitori che non hanno domande, acconsentono e basta.”

È evidente come i giovani mettano in risalto sia il rapporto con i genitori, ma anche con gli amici, lo stato e le esigenze dei datori di lavoro che non corrispondono alle reali possibilità dei giovani.
Rispetto al tema povertà ai giovani è stato chiesto se conoscessero coetanei in difficoltà ed è emerso che nella misura in cui sussistono rapporti amicali stretti e di confidenza, i ragazzi, che sono venuti a sapere dell’amico in difficoltà, si impegnano per aiutarlo attraverso piccole azioni di solidarietà: condividere la merenda, offrire la cena, ma anche ospitare in casa. Nel caso in cui ci si sia accorti di situazioni difficili, ma sia stato assente l’aspetto confidenziale, non sono, nella maggior parte dei casi, intervenuti. Il messaggio quindi vuole essere: mettersi in ascolto dei giovani e coltivare le amicizie.

Su come aiutare gli altri, i giovani hanno detto:
Facendo volontariato”.
Gli porto il mio esempio. Gli insegno che nella vita devono combattere e che dovranno affrontare tutto”.
Quando qualche amico era in difficoltà lo abbiamo ospitato in casa anche se anche noi eravamo in situazione di disagio!”
Quando mio marito trova lavora, lo dice sempre anche ad altri suoi amici che sono disoccupati”
“Potrei solamente sollecitare a non mollare e continuare ogni giorno a informarsi per trovare un occupazione attraverso le agenzie del lavoro e mandando curriculum online e portarli direttamente nelle aziende”.
Aprire corsi di formazione”.

I giovani con genitori separati o divorziati

1 giovane su 5 ha i genitori separati o divorziati, tra questi 65 su 111 lavorano. Tra i giovani intervistati, con genitori separati o divorziati, è emerso che la priorità di trovare un lavoro è più alta rispetto al resto del campione (81,1% contro il 68,7%).
Il 32,4% desidererebbe continuare a studiare, ma deve trovare un lavoro.
Questi due dati potrebbero essere un segno che i giovani con genitori separati o divorziati sentono la responsabilità di dover contribuire al sostegno economico della famiglia.
In contrapposizione ci sono anche più giovani che sono disponibili ad andare a trovare lavoro all’estero (35,1%) rispetto alla totalità del campione (22,6%). Fattore che fa pensare ad un desiderio di volersi staccare dal nucleo familiare.
Rispetto al desiderio di avere una famiglia propria il dato è leggermente più basso del resto del campione. Il 27,9% desidera avere figli contro il 33,3%. Il 25,2% desidera sposarsi contro il 29,7%. Il dato si inverte leggermente se si considera l’andare a convivere (8,9% contro il 6,9%).
Tra le cause della povertà scritte da questi giovani emerge per quasi il 20% come problematica principale sottolinea la difficoltà nelle relazioni familiari.

Prospettive e possibilità sconosciute

Il 60% degli intervistati ha dichiarato di non conoscere enti o progetti a favore dei giovani, questo dato ci si è sembrato alquanto allarmante, perché non è vero che per i giovani non ci sia nulla: Servizio Civile, Garanzia Giovani, Er.Go, Cud, Fuci, Centri giovani, Centri sociali e tanto altro. Il fatto che i giovani non ne siano a conoscenza non può non interrogare il mondo degli adulti. Come comunichiamo con i giovani? Come li mettiamo a conoscenza di ciò che facciamo per loro? Utilizziamo i canali ed i linguaggi giusti? E soprattutto, quanto i giovani, nelle nostre comunicazioni, sono più destinatari di prodotti d’acquisto, quanto piuttosto di occasioni per essere loro in primis protagonisti?

Mancano sogni in grande

Un ultimo sguardo alla ricerca, anche se molto ce ne sarebbe ancora da dire, lo vogliamo fare sul tema dei sogni. Abbiamo chiesto ai giovani quali fossero le loro aspettative per il futuro. Il 15% ha lasciato la risposta in bianco o ha detto di non sapere rispondere. Il 70% ha messo al primo posto il lavoro, la preoccupazione è trovare un lavoro stabile, il 22,2% desidera cercarlo all’estero, gli altri il più possibile vicino casa. Solo il 29,7% ha espresso il desiderio di sposarsi ed il 33,3% di avere figli, come se il tema della famiglia, degli affetti, abbiano perso appeal, per dare invece spazio alle cose concrete. In pochi hanno scritto sogni diversi, sogni che vadano oltre le cose concrete. Il nostro augurio invece è che i giovani sognino in grande, che puntino alle stelle e alla peggio arriveranno alla luna! Come viene raccontato nel film 47900 visto al Fulgor.
L’intera ricerca è disponibilè qui: PoveriGiovani e sulla pagina Facebook Caritas Rimini.