Caritas Interparrocchiale di Via Duca Degli Abruzzi
Le persone incontrate
Nel corso dell’ultimo anno, 107 nuove persone (di cui 48 famiglie) si sono iscritte al nostro Centro di Ascolto. Abbiamo ascoltato i loro bisogni e aperto un dialogo per valutare i vari casi e indirizzarli, dove possibile, alle singole parrocchie per percorsi adeguati, oppure ai servizi di competenza. Complessivamente nel 2018 abbiamo incontrato 441 persone, il 50% delle quali vivono con la propria famiglia, per cui siamo riusciti a sostenere in totale 1.007 individui, di cui 280 minori.
In totale sono stati effettuati 2.744 ascolti, donati 1.546 vestiti, 23 materiali scolastici. Abbiamo aiutato 340 persone tra compilazione di domande per il Fondo Lavoro, Emporio solidale, richieste di pacchi viveri, richieste di contributi o agevolazioni per varie attività. Oltre a questo è stato anche offerto un servizio dedicato a dei centri di accoglienza per richiedenti asilo, coordinato con i mediatori culturali. Fuori da tale contesto, i contatti con rifugiati o profughi sono stati minimi.
Ad un’analisi dei dati del Centro di Ascolto relativi ai nuovi accessi dell’anno 2018, sono possibili alcune considerazioni. Il numero degli italiani che si sono rivolti per la prima volta al centro è in diminuzione: nel 2018 sono stati 18 su 107, rispetto ai 28 su 127 nuovi ingressi del 2017. Il 90% di loro non dispone di aiuto famigliare: su 18 ben 10 sono celibi/nubili, 6 divorziati/separati. Solo 2 risultano sposati, con problemi a causa invalidità fisiche. Complessivamente gli italiani incontrati sono 77, pari al 17,5% del totale, valore simile allo scorso anno, questo implica che molte persone si sono trovate costrette a tornare alla Caritas perché non sono riuscite a risolvere i loro problemi.
Sempre nell’ambito dei nuovi accessi, i gruppi di stranieri più numerosi provengono dal Marocco (20 nuovi ingressi) e dalla Romania (23 persone incontrate per la prima volta nel 2018), seguiti da Ucraina (11) e Senegal (9).
Le ucraine sono per la stragrande maggioranza donne (10 su 11), prevalentemente badanti in cerca di lavoro, senza famiglia al seguito. Il loro obiettivo è ottenere uno stipendio da inviare ai familiari in patria.
Dei 9 senegalesi (3 donne e 6 uomini), 8 sono sposati. Le donne sono casalinghe; tra gli uomini, solo 3 lavorano ma percepiscono un reddito inadeguato, i restanti cercano lavoro ma sono privi di competenze.
Molto diversi i dati sui rumeni. La maggior parte di loro sono soli in Italia (15 su 23), 13 sono donne. Pochissimi lavorano (solo 4), anche se molti hanno una famiglia da mantenere in patria: questo indica che tale gruppo è costituito in prevalenza da migranti economici, temporaneamente o stagionalmente in Italia.
Tra i marocchini abbiamo incontrato solo 6 uomini, anche se il dato è poco indicativo. I nordafricani sono restii a rivolgersi alla Caritas e mandano le mogli. Il 50% dei marocchini incontrati è in possesso di un permesso per ricongiungimento familiare, solo 1 di loro ha un permesso di soggiorno per lavoro subordinato. 4 si dichiarano casalinghe e 16 sono disoccupati.
In generale, per tutte le persone che abbiamo incontrato, il problema principale è il lavoro. In particolare, la gamma di occupazioni disponibili per queste categorie di lavoratori, non qualificati e con competenze poco spendibili sul mercato del lavoro, è estremamente ridotta. Si concentra prevalentemente nel periodo estivo, durante il quale lo sfruttamento dei lavoratori è la norma.
La quota maggiore di insuccessi si concentra tra i migranti economici di età elevata, incapaci di comunicare e di poter lavorare nell’arco di una stagione.
Questi elementi si intrecciano ad altre problematiche, prime fra tutte il non avere i documenti in regola e la mancanza di residenza. A questo si aggiunge il lavoro nero, nella speranza di ottenere uno stipendio più alto e l’abbandono del lavoro una volta raggiunta la soglia di contribuzione minima per la disoccupazione. Il risultato è che non si riesce ad ottenere un reddito adeguato e stabile.
Come già successo per le badanti, ci sono organizzazioni che approfittano di questa ricerca disperata di lavoro. Si crea così una sorta di caporalato legalizzato, nell’ambito del quale società senza scrupoli detengono il monopolio di interi settori di attività e lucrano sul lavoro altrui.
Questa tendenza si sta radicando anche nell’ambito del lavoro legato al settore turistico. In questo caso, la bassa manovalanza non è più costituita da singoli lavoratori assunti direttamente da un hotel o da un’attività commerciale. Il posto di lavoro viene coperto da una ditta esterna (presunta interinale) con contratti stranieri (rumeni UE) privi di qualsiasi tutela in Italia.
Intraprendere azioni efficaci, oltre al conforto, è spesso impossibile. Il ricorso a strumenti di sostegno al reddito (SIA, REI e RES) è una possibilità solo per stranieri stanziali e per residenti in Italia, quindi persone in possesso di un reddito minimo. Stessa cosa vale per il sostegno alla casa. Si crea dunque un paradosso: chi non dispone di nulla non ha nessuna possibilità di essere aiutato.
I giovani
Purtroppo nel nostro Centro Interparrocchiale è praticamente inesistente un’aggregazione giovanile.
Per quanto riguarda i giovani accolti, considerando il bacino del Centro interparrocchiale e delle singole parrocchie, su 442 persone incontrate, 99 rientrano in nella fascia di età 18-35 anni, di queste, la maggior parte sono giovani donne (74).
Considerando esclusivamente i nuovi accessi, nel 2018 abbiamo incontrato 23 giovani, dei quali 16 ragazze, in grande prevalenza di origine marocchina.
Le iniziative di carità
Le nostre attività vengono sostenute grazie alla disponibilità di 25 volontari, dei quali circa una ventina appartenenti alle quattro Parrocchie dell’area pastorale.
Nell’anno appena trascorso, un buon risultato ha ottenuto la preparazione di materiale destinato ai senzatetto per la stagione invernale (sacchi a pelo, coperte, calzature imbottite, guanti), consentendo un’efficiente risposta ai bisogni all’irrigidirsi del clima.
Nell’ambito del Centro di Ascolto, le azioni che abbiamo intrapreso sono prevalentemente orientate a attenuare il disagio: uno scambio di parole, qualche vestito o scarpe decenti, un consiglio sul da farsi, un orientamento ad associazioni o enti più idonei. Quando si ritiene necessaria e/o efficace un’assistenza più concreta, la persona accolta passa sotto la gestione della parrocchia pertinente che valuta aiuti economici, alimentari di caso in caso. Se possibile si comunica con i Servizi sociali.
In questo modo, si sono ottenuti buoni risultati, soprattutto con le persone provenienti dall’Albania e dalla Romania, anche coinvolgendo le famiglie nelle attività parrocchiali. Nel tempo, molti di loro sono riusciti a raggiungere l’autonomia e un adeguato sostentamento. Il coinvolgimento nella comunità e il raggiungimento dell’indipendenza risultano più complicati per gli accolti che provengono da realtà e da culture molto differenti.
Gli interventi nel 2018
2018 | ||
---|---|---|
Intervento | Persone | Interventi |
Ascolto | 441 | 2.744 |
Indumenti | 346 | 1.541 |
Viveri | 130 | 1.128 |
Materiale scolastico | 11 | 23 |
Sussidi Economici | 32 | € 7.120 |
Totale | 960 | 5.436 |